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Il presente lavoro di Sebastiano Timpanaro, che si avvale nelle sue argomentazioni della svolta critica segnata dagli studi di Walter Binni e di Cesare Luporini, è una serrata indagine, filologica e filosofica insieme, che porta in primo piano la sostanza concettuale dell'opera di Leopardi, il quale fece della poesia un passaggio testimoniale per la definizione del suo pensiero. La particolarità della posizione leopardiana, ancorata a una tradizione classicistico-illuministica, risiede nella rappresentazione del rapporto uomo-natura che esclude ogni metafisica consolatoria. Il critico, tenace avversario della linea idealista ottocentesca e poi crociana, vede nell'umana infelicità di cui ragiona il Leopardi materialista non già un romantico mal du siècle, né un'angoscia esistenziale, ma un'afflizione soprattutto fisica che egli converte in strenua strategia conoscitiva.